Il passo è breve, e spesso molto rapido: molti calciatori professionisti non aspettano nemmeno la fine della propria carriera agonistica per cominciarne una nuova, meno impegnativa ma altrettanto coinvolgente: quella di giocatori di padel. Nonostante le apparenze, i due sport hanno molti più punti in comune che divergenze, e forse proprio per questo così tanti volti noti del mondo del calcio – come Zambrotta, Albertini e Di Biagio – prendono in mano la racchetta poco dopo aver appeso gli scarpini al chiodo.

CAMPI DIVERSI, MOVIMENTI SIMILI

Il calcio e il padel condividono una serie di aspetti non indifferenti per chi pratica sport ad alti livelli. Ad esempio, sono entrambi molto tattici: è necessario avere una chiara strategia di gioco, pensata con il proprio compagno, da sviluppare in campo adattandola se necessario a quella degli avversari.

È fondamentale l’occupazione dello spazio, anche se nel primo caso si tratta di un campo da cento metri per 65 circa e dall’altro di un venti per dieci. Entrambi i terreni di gioco vanno coperti in modo efficace dai componenti della squadra. Gli 11 calciatori devono disporsi e muoversi in maniera compatta, per non lasciare la possibilità di incunearsi fra le linee di attacco, centrocampo e difesa, mentre i due compagni di racchetta devono badare a non lasciare mai sguarnite porzioni troppo ampie della loro metà campo, per rispondere più facilmente ai colpi degli avversari.

QUESTIONE DI FEELING

In tutti e due gli sport, è necessario un ottimo coordinamento: tutti i movimenti e le giocate individuali devono essere accompagnati da quelli collettivi. Nel calcio i compagni di reparto supportano l’azione, offrono soluzioni al portatore di palla, coprono le posizioni dei compagni lanciati all’attacco. Nel padel, ognuno dei due giocatori confida sul partner per difendere metà del proprio campo e mettere in difficoltà la squadra rivale insistendo sui suoi punti deboli. Una grande intesa è fondamentale, per evitare di andare sullo stesso pallone (o sulla stessa pallina) e di sprecare energie in scatti inutili.

Come capita per le squadre di calcio, anche nelle coppie di padel la forza collettiva non è la semplice somma delle capacità individuali, ma scaturisce da un amalgama complessa, fatta di complementarietà delle rispettive caratteristiche, di adattamento progressivo al gioco del compagno, di affiatamento sviluppato durante allenamenti e partite precedenti. “Giocare a memoria” è quindi un obiettivo naturale sia con gli scarpini ai piedi che con la racchetta in mano: quando si conoscono alla perfezione i movimenti di chi sta dalla nostra parte, crescono le possibilità di portare a casa la partita.

CONCENTRAZIONE E ANTICIPO

Tanti ex calciatori convertiti al padel fanno notare anche quanto sia importante mantenere un elevato livello di concentrazione durante tutta una partita, ripetendo il mantra degli allenatori di calcio, per cui si può staccare la spina soltanto dopo il fischio finale dell’arbitro.

I ritmi del padel sono serrati e “rimanere dentro la partita” è necessario per comprenderne lo sviluppo e le dinamiche, individuare i punti deboli dell’avversario, valutare le proprie mancanze, capire quando è il momento di accelerare e quando invece è più prudente limitarsi a parare i colpi.

Chi ha giocato a calcio, poi, sa quanto sia importante l’anticipo. Non solo per intercettare il pallone ma per capire lo sviluppo del gioco e far sì che la palla corra più delle gambe. È una questione di talento, che però si può affinare con ore di gioco. Il padel non è così diverso. Così come l’attaccante di razza “fiuta” la direzione del cross che piove in area, così i padelisti migliori si muovono prevedendo la direzione della pallina e le intenzioni dell’avversario.


COMPETITIVITÀ E FAIR PLAY

Un altro aspetto da non sottovalutare riguarda la competitività di uno sport, il padel, che fornisce gli stimoli giusti a chi ha passato una vita a correre dietro un pallone. I match giocati sul filo del rasoio, i colpi imprevedibili, le rimonte, le vittorie all’ultimo punto sono ingredienti fondamentali in molti incontri e forniscono materiale utile per le analisi, le congratulazioni, le recriminazioni e persino gli sfottò del post-partita. Una sfida a padel non avrò certo la stessa pressione di una partita di di Champions, ma – ammettono gli ex campioni azzurri – scatena sicuramente quelle “vibrazioni” che solo lo sport agonistico riesce a dare, prima e durante l’incontro.

A pensarci bene, per una sovrapposizione completa tra i due sport manca solo il ruolo dell’arbitro, visto che nella maggior parte dei casi le partite di padel sono gestite dai giocatori stessi, che con grande sportività segnalano le infrazioni proprie e altrui. Una dinamica difficile da replicare in una partita di calcio professionistica, ma abituale nelle sfide amatoriali o giovanili. L’assenza dell’arbitro, però, non è un problema. L’agonismo non è in contrasto con il fair play.